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Chiesa di San Lorenzo

Si tratta di un edifico sacro intitolato al Santo Diacono, di cui si hanno già notizie nel secolo XVI. La struttura attuale e gli scavi effettuati durante i restauri hanno messo in luce i diversi ampliamenti e rifacimenti nel corso dei secoli scorsi. La cripta sotto il presbiterio evidenzia un edificio precedente, poi ampliato, di grande interesse. Nel 1500 i disciplini costruirono un piccolo oratorio per le assemblee della confraternita poi abolito dopo la visita di San Carlo nel 1580. Nel 1861 si fecero nuovi restauri posizionando il bell’altare attuale. Un secolo dopo si aggiunse la navata sinistra e si alzò il livello di tutta la chiesa di circa 2 metri. Ricca e meritevole di una sosta è la presenza di affreschi raffiguranti vescovi, santi e scene bibliche. Di rilevante importanza è poi la pala d’altare raffigurante la Vergine con i santi Lorenzo, Stefano e Carlo. Sulla facciata sono presenti sinopie, tracce di affreschi successivi andati perduti.

Torre campanaria

La costruzione della torre iniziò nel 1500: lo testimonia la pietra con l’iscrizione “Adì 14 Marzo 1514”; utilizzata in epoca comunale anche come prigione, fu portata a termine solo nel 1863. Solo nel secolo XVI fu dotata di un orologio per scandire i tempi della giornata lavorativa. La guerra si fece presto sentire: il sistema di campane venne calato il 15 ottobre 1942 per farne armi belliche. Il nuovo concerto di Campane (in si bemolle) è stato ripristinato il 23 maggio 1946 con una cerimonia pubblica e con una solenne benedizione del vescovo monsignor Giacinto Tredici. Oggi è composto da 5 bronzi dedicati a SS. Gervasio e Protasio, Maria Immacolata, S. Francesco d’Assisi, S. Agnese e S. Luigi con intitolazioni in lingua latina. Su tutti è presente l’iscrizione “Fonderia pontificia cav. Carlo Ottolina – Seregno – 1946”.

Piazza Garibaldi

La piazza è il cuore del paese, dove ancora le persone condividono momenti conviviali ed iniziative. L’attuale conformazione ed architettura dell’area deriva da un sondaggio pubblico tra le personalità del paese effettuato tra il 1819 e il 1820 dopo la consultazione dei signori Pietro Suardi, Giovanni Passoni, Andrea Parzan e don Viganò, proprietari dei terreni. Venne intitolata a Giuseppe Garibaldi come da deliberazione del consiglio comunale del 1882.

Cappella degli Alpini o Madonna della Pace sul monte Orfano

La cappella fu costruita nel 1954 dagli alpini reduci e dalla gente di Cologne per ricordare i caduti e dispersi su tutti i fronti di guerra e, pertanto, fu intitolata alla “Madonna della Pace”. Venne inaugurata l’11 settembre 1954 dall’arcivescovo di Sassari, il colognese monsignor Arcangelo Mazzotti e alla presenza di don Carlo Gnocchi, oggi Beato, cappellano degli Alpini in guerra. Vi è riportata l’iscrizione “ A custodia della terra delle case e delle opere assidue nella pace il gruppo Alpini auspice ed attivamente partecipe tutta la popolazione di Cologne avvertendo come al nome alla gloria alla fecondità della terra soccorrano operanti le vite immolate per essa ha eretto questo piccolo tempio in memoria dei colognesi e dispersi in guerra. Cologne 12 settembre 1954”.

Croce di Cologne

Costruita nel 1915 auspicando la pace fra le nazioni, venne inaugurata il 3 maggio 1915 con una processione dal paese e una messa sul posto. Sulle quattro lapidi ai lati della struttura è riportata la seguente iscrizione: “Sulla roccia - con generosa opera - ed egregie virtù dei suoi figli – incitamento e guida - questo monumento di fede Cologne unanime sacrò il dì 3 maggio 1915. Nella tiepida ora che volge - baluardo a nemiche insidie coi nostri petti per la grande patria Italia. In alto sublime la Croce - per placare insulto di nembi”. Davanti alla cappella sorge un cippo con un'aquila dedicata al Generale degli Alpini Luigi Reverberi, medaglia d'oro Milano 21 giugno 1954, e al colognese Capitano degli Alpini Sandro Frugoni, medaglia d’oro Nikolajewka 26 gennaio 1943.

Palazzo Passoni poi Gnecchi

La costruzione del palazzo così come lo si vede iniziò nel 1810. Il corpo della villa ha forma di “L” con andamento est-ovest e l'architettura rappresenta lo stile accademico neoclassico del tempo. Sotto il porticato neoclassico vi è la sala più importante del palazzo affrescata dal grande pittore Giuseppe Teosa che, in quel tempo, era nelle dimore più sontuose della nobiltà bresciana. Sono raffigurate le rive del lago Sebino oltre a scene mitologiche campestri e ai quattro momenti della giornata; il soffitto invece rappresenta un giovane Apollo, attorniato da un Olimpo felice, che si accinge a salire sul carro del sole per l’avventura del nuovo giorno. I dipinti del Teosa e sono celebrati da un sonetto. Il parco retrostante la villa, di poetica eleganza paesaggistica, raggiunge le pendici del Monte Orfano.

Palazzo Suardi

Ora residenza municipale, è un palazzo del 600 affacciato sulla piazza del paese. Si accede tramite ampio portale in pietra di Sarnico tagliata in modo da renderlo prospettico; lo sovrasta un balconcino in pietra arenaria. Attraverso un ampio androne si entra nel porticato formato da 4 luci su pilastri in pietra di Sarnico e altri 7 in muratura a dadi sovrapposti, sui quali sono impostati altri 6 archi. Si accede al piano superiore mediante una scalinata che immette nella galleria sulla quale si affacciano i vani del piano nobile. Il cortile del palazzo è delimitato ad est e ovest da corpi di costruzione: a est vi sono uffici, mentre ad ovest è ospitata l’attuale sala consiliare con colonne in arenaria. All’interno si possono ammirare frammenti di affreschi provenienti dal vecchio municipio raffiguranti una crocifissione e ritratti dei SS. Gervasio e Protasio risalenti al secolo XV.

Il Castello

Il complesso di edifici denominato “Il Castello”, sito a metà dell’omonima via, identifica nell’insieme i palazzi Gnecchi, passati nei secoli di proprietà; vi si distingue il castello vero e proprio con cantine, portico, pozzo e corte risalenti al secolo XII. Nel secolo XV si aggiunse la “Biolcheria” con annesso un capiente granaio. Negli anni successivi si costruì la cosiddetta “agenzia” o casa del fattore dei conti Gnecchi, successivamente ampliata ed ammodernata. Al primo piano, nel salone principale, un lungo fregio di affreschi strappati decora le pareti. Sulla parete principale si può ammirare un’interessante affresco raffigurante una battuta di caccia risalente al secolo XIII. Nei terreni antistanti si costruì, a partire dai secoli XVI e XVII, il palazzo delle famiglia Gnecchi. Nell’androne di passaggio dalla corte al parco della villa, sono riportati numerosi detti e proverbi riferiti alla tradizione contadina e agricola del paese. Ristrutturato negli anni ‘90, oggi è utilizzato come luogo d’incontro e sede di attività sociali.

Chiesa Parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio

L’edificio principale che si affaccia su piazza Garibaldi è la chiesa parrocchiale. La costruzione si è protratta per diversi anni dal 1791 al 1850 circa. La facciata esterna si presenta in stile neoclassico con quattro grandi colonne corinzie che sorreggono il timpano sormontato da una croce. Sul portale c’è l’iscrizione latina di intitolazione ai Santi Martiri Gervasio e Protasio. L’interno, ad unica navata, è decorato con opere pittoriche degli artisti Rubagotti, Gaetano Cresseri e Arnaldo Zuccari eseguite negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso. I 4 altari laterali sono dedicati alla “Vergine che protegge di Cologne”, alla “Madonna del Rosario”, al “Sacro Cuore” in stile tardo barocco e alla “Deposizione dalla croce”, con la pala d’altare eseguita da Pietro Marone e Prospero Rabaglio. Ricca e meritevole di una sosta è la decorazione raffigurante gli episodi biblici come la Cacciata dal Tempio, esempio di affresco ad olio sulla controfacciata, il Battesimo di Gesù, la missione degli Apostoli e la Disputa sul SS. Sacramento. I dipinti della Via Crucis risalgono al tardo ‘800. Gli affreschi della volta, eseguiti da Giuseppe Teosa nel 1811, raffigurano la storia dei santi patroni: il sogno di S. Ambrogio e il ritrovamento delle spoglie, e la processione delle loro salme. Nella Cupola sopra il presbiterio è invece raffigurata la gloria dei Santi Patroni con i simboli della passione e del martirio con sottostanti i 4 evangelisti. Nella lunetta è raffigurata l’assunzione di Maria, opera del Teosa. La grande pala centrale, raffigurante il martirio dei Santi Patroni avvenuto a Milano nel III secolo dopo Cristo, è opera di Pietro da Marone del 1588. L’altar maggiore è opera dell’architetto Rodolfo Vantini del 1831-34, riccamente decorato con marmi policromi e rilievi bronzei. La volta della sacrestia, affrescata dal Teosa, raffigura “Mosè che consegna al popolo d’Israele le tavole della legge”. Il crocifisso e il drappeggio sono opera del Rubagotti del 1931 mentre il banco centrale e gli arredi lignei sono opera del Vantini. Numerosi i paramenti, gli arredi e preziosi dipinti esposti e conservati.

Convento dei Cappuccini

La costruzione del convento di Cologne va inquadrata nelle iniziative di riforma intraprese dal vescovo di Brescia Domenico Bollani. Avvenne nei pressi di alcune casupole già presenti intorno alla chiesa di san Giacomo, sulla collina del Monte Orfano, posizione strategia già utilizzata nel periodo medievale come dimostra il basamento della torre di avvistamento sulla pianura sottostante. I primi frati arrivarono nel 1568 e si dedicarono ad opere di apostolato, misericordiose e caritative. Nel corso dei secoli il convento venne più volte ampliato e ammodernato fino all’attuale struttura. Venivano periodicamente ospitati cardinali e vescovi, sacerdoti, filosofi e pensatori illustri di ogni epoca. Era senza dubbio il centro culturale dell’intera zona. Nel 1791 divenne noviziato della provincia di Brescia. Con la discesa in Italia delle truppe francesi ne iniziò l’abbandono, che lo portò alla soppressione definitiva nel 1805. Oggi ospita un ristorante, un hotel e un centro benessere. La struttura cresciuta intorno al chiostro originario è stata mantenuta intatta da un ottimo restauro. La chiesa di San Giacomo, mantenuta nelle dimensioni e nella struttura originaria, è esempio di eleganza stilistica. Numerosi i frammenti di affreschi distribuiti all’interno. Interessante è la lunetta del portale della chiesa stessa.

Sala Teosa

Sala del Teosa Sita nell’ala est del palazzo nobiliare e dipinta da Giuseppe Teosa, artista clarense attivo nel periodo tardo rinascimentale tra le famiglie nobili bresciane, nel 1818 era la sala di rappresentanza della famiglia Gnecchi. La sala, completamente dipinta, dà l’illusione di ampliare la visuale all’esterno, come in un moderno bersò sostenuto dalle colonne dipinte ai 4 angoli delle stanze. Sulle 4 pareti sono dipinte 4 scene bucoliche legate al ciclo delle stagioni. L’orientamento delle pitture è stato influenzato dalla presenza del camino, sopra il quale è raffigurato l’inverno, con piante scarne e due putti che si riscaldano al braciere. Il personaggio che rappresenta l’inverno ha tra le mani un cerchio, simbolo del ciclo delle stagioni. L’autunno è rappresentato da un paesaggio lacustre ed inanimato, l’estate con un pranzo in riva al lago dove è possibile notare alcuni bagnanti, la primavera nuovamente legata ad una scena di pranzo con una coppia di giovani donne sedute e due uomini che porgono doni, il risveglio della natura e degli amori. Le raffigurazioni nei medaglioni nel fregio sopra le scene invece sono legate al ciclo solare e pertanto riportano al correttezza della sala al suo orientamento corretto. A mattina l’aurora, a mezzogiorno la fanciulla con la corona di sole, a sera il putto che ricopre la terra con un manto, il cielo stellato e la notte con la fanciulla con la fiaccola in mano. Al centro della sala, sul grande soffitto, è raffigurato il Dio Apollo sul monte Olimpo, residenza degli Dei, nell’atto di salire sul carro del sole per iniziare la nuova giornata. Apollo invita una figura femminile, rappresentante la Primavera, a salire con lui per dare inizio alla stagione di rinascita. Accanto a questa figura altre tre personaggi antropomorfi che simboleggiano le altre stagioni, l’estate con fascio di grano e frutta che dialoga con l’autunno raffigurato con una corona di vite ed uva e foglie di vite nella mano. A desta della scena, in un angolo nascosto, il burbero inverno si scalda al braciere. Nella parte bassa del dipinti, si intravede il globo terrestre, abitato da animali e da uomini primordiali, probabilmente Adamo ed Eva.